sabato 26 ottobre 2013

Al limitare del cambiamento

Al limitare di un cambiamento, come osservando un'immensa foresta che si estende ai miei piedi, da cui provengono richiami di uccelli bizzarri dalle piume sgargianti e ruggiti di maestose tigri con grandi occhi ipnotici.
Al limitare del cambiamento, oscillando su una fune immaginaria che separa due campi di gioco, una fune rossa che divide i bianchi dai neri, il di qua dal di là.
Al limitare del cambiamento: un passo e sarò di là.
Salgo il gradino. Oscillando, sbandando, colpendo la testa su spigoli, urtando lo stomaco contro ostacoli e spuntoni che emergono all'improvviso nello stretto passaggio che percorro.
Salgo il gradino, a destra si apre una visuale inedita su paesaggi che non conosco, ma la cui bellezza mi è familiare.
Mi giro per guardare chi ero: immobile Anna mi osserva dal pianerottolo in fondo alle scale. Ha gli occhi vitrei, il corpo inerte, sembro io, ma non lo sono più.
Perché io sono qui.
Che fare ora? Quella che ero non esiste più, quella che sono vuole ancora essere conosciuta.
Le gambe incrociate, mi guardo in grembo e vedo un cucciolo di uomo - o animale non saprei - che chiede amore infinito: qualcosa che non ho imparato a esprimere, ma che so riconoscere.
Non ho saputo finora esprimerlo, ma ora forse posso provare.
Ho paura che aprendo il mio cuore a questo cucciolo sentirò anche dolore affiorare.
Quel simulacro, quella statua in fondo alle scale, porta i segni di molta sofferenza e la sua memoria rimane dentro di me.
Però il cucciolo è vivo, il cucciolo ha bisogno di cure, se non viene amato può addirittura morire.
Il cucciolo non ammette esitazioni e se non ci sono lo sente, non gli bastano vane promesse.
Il cucciolo mi vuole in totale presenza, in totale dedizione e concentrazione.
Come se amarlo fosse davvero il compimento di un'opera che potrò finalmente definire "mia".
La mia opera, la mia vita.

...to be continued...


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