mercoledì 21 agosto 2013

L'attrazione del buio e la scelta di cambiare.

Ho deciso di cambiare.

Per cambiare bisogna guardare quello che va cambiato. Inevitabilmente uno sguardo nel buio va gettato.

E qui in passato sorgeva sempre un problema: il magnetismo che i "problemi" esercitano su di me. Guardare nel fondo dell'anima è sempre stata un'avventura incredibilmente affascinante ai miei occhi. 
E' un po' come se Dante, ritrovandosi nella foresta oscura, si fosse sentito inesorabilmente attratto dalla foresta stessa, con i suoi suoni, odori e presenze senza nome. 
Qualcosa dentro di me mi spinge a credere che dentro il dolore più forte ci sia uno stretto passaggio che porta alla gioia più pura. Lo credo ancora, ma c'è un però: il dolore, il buio, l'abisso attraggono. Sono più forti di noi. Esplorarli da soli, dimenticando che il percorso continua, è pericolosissimo. E, in fondo, questa direzione di ricerca -se non è finalizzata e aperta ad Altro - si esaurisce in un movimento sterile, come scavare nella sabbia girando su se stessi.

Amavo visceralmente i quadri di Schiele. Egon Schiele. 

Attraverso il suo guardo sull'essere umano sentivo che il mio dolore acquisiva un senso. Era per lo meno vero e forse anche bello. Avevo 17 anni.

Vivevo dentro i quadri di Van Gogh.
Mi chiedevo: "Se Van Gogh non avesse sofferto così crudelmente, ci avrebbe restituito tanta bellezza?"

Il profondo è magnetico. 

Ora sto arrivando al mio nocciolo della questione: ogni vita è una storia diversa. Io non sono Schiele, né Van Gogh. Io ho il mio abisso, ho le mie vette, i miei paesaggi collinari e marini. Oceani, cumuli nembi della coscienza. 

E' l'avventura del viaggio ora ad attrarmi e la possibilità di veleggiare sopra i cosiddetti "problemi" per conoscere, conoscermi e innamorarmi sempre di più della vita.

Il profondo è vero. 
Il profondo è autentico. 
Questo lo rende interessante. 

La sofferenza è una conseguenza del voler cristallizzare le esperienze, del volerci identificare in una fase del percorso, del volerci definire per sempre, chiudendo alternative di sviluppo. A volte arriva, scrive un capitolo del nostro libro, aggiunge intensità e peso al nostro romanzo esistenziale, eppure in essa non sta il senso. 

Un po' di dolore lo accetto, come è bello sentirsi stanchi dopo aver camminato tutto il giorno nel mondo, tra gli altri e dentro di sé. Questo dolore ci parla spesso dei nostri limiti. Punto.

Ho deciso di cambiare. Verso dove

Sto facendo un lungo elenco di situazioni negative in cui non mi sono sentita bene. Le sto volgendo al positivo. Per me, per esempio, è importante esprimere la mia creatività anche in senso artistico e poter decidere in autonomia come gestire il mio tempo. Ho deciso che se questo ha senso per me, va rispettato.

Ho deciso di cambiare. Per essere davvero me stessa.

Ciao, alla prossima!







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