mercoledì 31 luglio 2013

Essere a contatto con il dolore tutti i giorni

Se c'è una cosa che mi riesce a destabilizzare è la mancanza di empatia del personale sanitario.
Oltretutto lo sperimento sempre nelle situazioni di maggiore fragilità, come è ovvio.

Non parlo per tutti, nessuno si senta offeso, ma vorrei fare comunque una riflessione.



Il contatto quotidiano con il dolore crea vere e proprie deformità comportamentali e lessicali:
"E' arrivato un arresto" significa "Hanno portato un signore con un arresto cardiaco"
"Sono riuscita a liberarmi grazie a questo dispnea con dolore toracico" : "Fortuna (!) che hanno chiamato il 118 per questa persona che ha difficoltà a respirare e dolori al torace perché a stare tutto il tempo in ospedale mi stavo veramente stufando"

E tante altre piccole e grandi assurdità di fronte alle quali non so mai come comportarmi: farlo notare con il rischio che i rapporti si incrinino a danno del paziente?
Stare zitta con il rischio che il paziente abbia a soffrire di questi modi sbrigativi?

Io non giudico la natura e l'intenzione di queste persone. Fanno un lavoro esposto alla sofferenza, per rimanere aperti e disponibili ad accoglierla ogni giorno è necessario fare un grande lavoro su di se e molti, credo, non hanno gli strumenti per farlo.

Però qualcuno glieli potrebbe dare, no?
Corsi obbligatori di intelligenza emotiva per persone a contatto con il dolore altrui.


Mai come in quei momenti abbiamo bisogno di orecchie che sanno ascoltare e occhi buoni, attenti. La competenza tecnica è importante, ma da sola non può bastare.

Il paziente non può diventare un oggetto da manipolare secondo procedure spersonalizzanti.


domenica 28 luglio 2013

Anima e ragione

Anima: si
Ragione: non sono sicura
Anima: no
Ragione: eppure ne trarresti un vantaggio
Anima: è andata così
Ragione: si ma se avessi, si ma se non avessi, sei sempre la solita
Anima: sono felice
Ragione: ma non per molto!

Forse questo dialogo immaginario tra anima e ragione assume tinte un po' troppo pessimistiche.
Un autore di nome Vadim Zeland ha scritto che nella concordanza tra anima e ragione sta racchiuso il segreto per trovare nella vita la propria stella, la nostra vocazione, quella che Hillman chiama "daimon".
Esiste per ognuno una porta, una chiave di accesso alla propria realizzazione.

E sapete cosa? Il tentativo di assomigliare a qualcun altro o di avvicinarci ai sogni di altri ci allontana inesorabilmente da questa realizzazione. La vita si espande dove c'è la massima differenziazione e creatività, non dove c'è omologazione, anche a livello biologico.

Perciò meglio abbandonare l'invidia e, in silenzio, ascoltare quello che sta succedendo in noi.

Se quando cominciate un'impresa sentite una qualche resistenza è il momento di fermarvi e ascoltare.

Se un'impresa al contrario vi sembra impossibile domandatevi se vi porterà reale soddisfazione o se volete compiacere un'idea di "successo" presa in prestito dagli altri. Nel primo caso il "come" si svilupperà grazie alla concordanza di anima e ragione, nel secondo caso è probabilmente da abbandonare.

Queste idee le ho prese in prestito da "Il fruscio delle stelle del mattino", di Vadim Zeland.

Buona giornata!

giovedì 25 luglio 2013

Acqua














acqua:

silenzio.

acqua - buio sulla superficie
macchie gialle dei lampioni

fondo freddo, vorticoso e
oscuro

fluire scrosciare

gorgogliare

rifluire -

silenzio;

e di nuovo fluire a tratti allegro

eco lontano

moto da luoghi antichi -

in cerchi non conclusi, aperti:

acqua
fuori
e dentro.

non si può nominare
né possedere

fermare quello che ascolto

che sento.

io stessa:

acqua.

mercoledì 17 luglio 2013

Soggetto vs oggetto

Chi è chi, cosa è cosa?

La domanda, posta in termini diversi, riguarda la distinzione che inconsciamente siamo portati a fare tra oggetti di cui servirci e soggetti con cui rapportarci.

L'estensione della categoria dei soggetti è a mio parere il segnale della progressiva maturazione di un individuo.

E' un processo di estensione esterna ed interna, perché riguarda anche la presa di coscienza di parti interne cui spesso vorremmo sottrarre voce - temendole. Sono parti indomite, a volte selvagge, che ci ricordano la nostra provenienza animale. Ignorarle porta a pericolose fratture, incongruenze, nevrosi. Vanno ascoltate, come ascolteremmo un interlocutore cui riconosciamo la nostra stessa dignità di esserci, di esistere.

Cosa ci impedisce di considerare interlocutori oltre ai bipedi sapiens sapiens gli animali?

Le piante?

I minerali?

I fiumi?

Le stelle?

Non si tratta di vacuo romanticismo o sentimentalismo, ma di un processo di presa di coscienza e integrazione fondamentale per la sopravvivenza di tutti gli esseri viventi.

Apprezzo perciò la coerenza e l'apporto riflessivo dell'amica Giusi nel suo sito www.animalmente.it, che vi invito a visitare.

Grazie e alla prossima settimana!

lunedì 15 luglio 2013

SI' e NO

La volontà di perfezione non va d'accordo con la felicità.
Lo spirito di miglioramento del migliorabile e accettazione di quello che momentaneamente non può essere cambiato sì.
L'attenzione al dettaglio fuori posto non va d'accordo con la felicità.
La visione d'insieme e l'intuizione della natura delle cose, sì.
L'inappellabilità dei giudizi, anche su se stessi, no.
La curiosità verso i propri territori potenziali inesplorati, sì.
Il destino, no.
Il viaggio di ricerca, sì.
Parlare dei massimi sistemi all'una di notte dopo una giornata stancante e voler avere ragione su tutto, no.
Aspettare di essere riposati per affrontare temi importanti, rendendosi pronti ad accogliere aspetti del punti di vista altrui, sì.
Volere la felicità in pronta consegna davanti alla porta, no.
Accogliere i segni del buono che c'è con spirito investigativo e "obliquo", sì.
Schivare ogni possibile fonte di dolore rimanendo così imprigionati in schemi antichi, no.
Affrontare un dolore necessario per crescerci attraverso, sì.
Cercare il dolore per provare a se stessi che si esiste, no.
Accettare che il dolore può arrivare ma non tuffarcisi dentro, sì.
Accettare parti di sé che non ci appartengono più come parti del "pacchetto esistenza", no.
Lasciare fantasmi che non siamo più noi, sì.
Rimanere in ambienti soffocanti, freddi, giudicanti, no.
Cercare solo ambienti leziosi e sonnacchiosi, no.
Ricercare ciò che fa per noi, sì.
Ricercare sempre il piacere, fuggire sempre il dolore, no.

Individuare la propria stella e fare piccoli sacrifici per onorarla. SI'.


venerdì 12 luglio 2013

Linee rette, cerchi, zig-zag

Ci sono persone che procedono per sistematiche addizioni, perseguendo obbiettivi scolpiti nella roccia.
Altre si muovono a caso, senza sapere dove andare.
C'è chi rifiuta di dare un disegno al proprio percorso.
Chi non potrebbe vivere senza una programmazione.

Chi sente una spinta interiore a dare un significato al proprio tempo. Sente che la razionalità non basta a dare un nome a tutto questo. E pur tentando di porsi obiettivi definiti, che si possano toccare, godere anche, incontra spesso molto altro sul cammino.

E' facile per voi accettare l'impossibilità di reale controllo?

Quando vivevo a Pisa, nel 2003, mi colpì la seguente citazione di un grandissimo poeta romantico:

Doch uns ist gegeben,
Auf keiner Stätte zu ruhn
Es schwinden, es fallen
Die leidenden Mensch
Blindlings von einer
Stunde zur andern,
Wie Wasser von Klippe
Zu Klippe geworfen, 
Jahrlang ins Ungewisse hinab.

Ne propongo una mia traduzione senza pretese:

A noi non è concesso
di sostare in alcun luogo
Si inabissano, cadono
gli uomini sofferenti
Ciechi di ora
in ora
come acqua gettata da una roccia
all'altra
per anni interi giù verso l'Incerto.

E poi c'è il grande Brian Tracy, uno dei massimi esperti mondiali in coaching aziendale. Per Tracy l'essenziale

 è realizzare obiettivi seguendo alcuni passaggi fondamentali:
  1. Decidete COSA VOLETE esattamente in ogni area della vita, specialmente a livello finanziario;
  1. Mettete PER ISCRITTO, in modo chiaro e particolareggiato, i vostri obiettivi;
  1. Fissate una SCADENZA per ciascun obiettivo;
  1. Elencate tutte le cose che immaginate di dover fare per conseguire gli scopi: escogitate nuove idee;
  1. Organizzate l’elenco e strutturatelo in un PROGRAMMA D’AZIONE. Decidete quali sono le PRIORITA’ (da fare per prima cosa) e le cose meno importanti;
  1. AGITE SUBITO! Non procrastinate;
  1. Forse questo è il punto più importante: FATE OGNI GIORNO QUALCOSA che vi avvicini almeno di un passo all’obiettivo principale che avete fissato.
Brian Tracy
Poniamo che una persona si senta un Tracy hoelderliniano. Un Hoelderlin entusiasta. Pensate possa riuscire a mantenere in coabitazione dentro di sé una visione "misterica" della vita e la necessità di dare forma e sostanza alle proprie idee?
Pensate che le persone debbano amputare parti di sé per potersi integrare in un sistema rispondendo alle aspettative sociali?

Personalmente ho rifiutato questo ragionare dicotomico. In nome della complessità e dell'integrazione.
Della libertà di seguire il proprio demone interno.

Al prossimo post!

venerdì 5 luglio 2013

Indipendenza vs dipendenza

Il nostro potere personale ha dei limiti?
La nostra libertà ha dei limiti?

Io credo di sì. E sono gli altri a porli.

Ma

la mia non è una considerazione pessimista, tutt'altro.

Fortunatamente ci sono gli altri a mettere un fine alla nostra illusione di onnipotenza! Gli altri con i loro sogni, le loro realizzazioni, le loro strade diverse dalla nostra. Gli altri che non vanno manipolati. Gli altri.

Qualcuno dice "sei tu il tuo limite", "sei tu il tuo nemico".

Ma siamo sicuri che una vita senza limiti sia davvero così interessante?

Ci sono casi in cui ci boicottiamo da soli nella realizzazione delle intraprese più importanti.

Ma ci sono casi in cui non realizzare le cose è un bene! Perché spesso non teniamo in dovuta considerazione la complessità della realtà e la necessità in qualsiasi azione di non prevaricare nessuno, nemmeno a livello sottile.

Mi sono resa conto di quanto grande sia il mio debito verso una persona. Per cui ho voluto condividere con voi questa riflessione sulla preziosa limitatezza umana.

mercoledì 3 luglio 2013

Immagini


C'è spazio
e ritmo

Ci sono nuove

persone
cose

Finestra sulla strada
del mondo

C'è il piacere
di esistere

Esistere con te

In tua assenza esistere

In tua presenza

diversamente comunque

essere qui.

Oscuro desiderio di vivere del tuo sguardo

diventa fame di mondo

e movimento, come quello del pianeta

argentato, il mercurio che mi muove

- il mio sovrano - .

E di nuovo: vado. 

lunedì 1 luglio 2013

Costanza

La costanza è una qualità che ho dovuto rafforzare molto, perché ne ero costituzionalmente carente.
La costanza mi aiuta a trasformare i pensieri in azioni, perché l'eccesso di pensieri non mi imbrogli la mente.
Ancora più difficile per me era avvicinarmi a un'altra attitudine verso le cose, l'equanimità, che per me significa non salire sull'ottovolante del mondo ma guardarlo divertita da qualche metro di distanza.
Una volta mi piaceva immergermi nelle emozioni, ma poi ho capito che per me era un tentativo - sempre fallito - di fuga da me stessa, perché non è possibile per un essere umano azzerare la funzione cosciente ed essere emozione pura.
Adesso affronto i normali su e giù della vita con ironia distaccata.
Quando gli scossoni sono più grandi è più difficile, ma non impossibile.
A volte penso che la mia vita ha perso di intensità, ma la verità è che sto solo preparando il terreno a emozioni e intuizioni più vere, impossibili da ascoltare nel frastuono dei "drammi" di una volta.

Così i sì e i no, le cose simpatiche e quelle antipatiche, le giornate di pioggia e quelle di sole, i complimenti e le critiche, diventano esperienze da osservare e non più motivi di disperazione o vacuo ottimismo.

Quanto sono seria oggi!

A presto miei cari lettori e lettrici!