Volevo scrivere dei soldi.
Per scrivere del valore dei soldi ho pensato di dover parlare della morte.
Ho pensato al fatto che in una certa vulgata popolare i soldi sono considerati sinonimo di materialismo, una porta aperta verso l'avidità.
E poi di pensiero in pensiero ho pensato che:
ci sono ricchi avidi e poveri generosi;
ci sono ricchi generosi e poveri avidi.
Che nella cultura vedica, madre di molte culture antiche, i soldi sono energia;
che l'energia può essere utilizzata bene o male.
E come in continuità diretta nella mia mente si stava formando un'altra riflessione, stimolata da eventi avvenuti recentemente.
Mi sono chiesta cosa vorrò avere dietro di me sul punto di morte:
Una vita di titubanze, vissuta aspettando arrivasse il mio momento?
Una vita di desideri, vissuta proiettata verso un futuro di felicità (un domani che, diventato oggi, perdeva sempre - inesorabilmente - di importanza)?
Giorni interi passati a rendermi conto di tante splendide cose, tutte vere, tutte belle, ma talmente vere e belle da avere quasi paura di viverle?
Giorni interi passati a sentirmi in fondo sempre inadeguata, quasi sbagliata, troppo distante da un certo modello di me?
Quello che mi piacerebbe è vincere su questa mia mente troppo prolifica di ipotesi.
Vorrei vincerla e affascinarla con il potere di ciò che in me è più vitale.
Metterla alle mie dipendenze e chiederle di aiutarmi a costruire la versione più interessante, appagante, brillante, luminosa, di vita che mi sia mai immaginata di poter realmente vivere.
E quella visione VIVERLA!
PS Non sono tutta di un pezzo. Sto imparando. Lo dico a me stessa e lo confesso in questo blog.
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